Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"




domenica 30 gennaio 2011

Digrignare i denti: cause e soluzioni

Ormai mi conoscete. Quando mi interessa un argomento inizio a cercare materiale e non mi fermo più. Come al solito informazioni interessanti e provenienti da fonti "attendibili". Spero vi sia utile. Buona lettura.

Digrignare i denti durante il sonno è spesso segnale di rabbia ed emozioni taciute: ecco cosa fare.

Digrignare i denti nel sonno: come scoprirlo: Molto spesso chi ne soffre non lo sa, almeno fino a quando non è obbligato a cercare le cause di uno o più sintomi fastidiosi che si protraggono nel tempo, il più frequente dei quali è un risveglio mattutino con sensazioni di dolenza diffusa alle mandibole. Ad esso possono accompagnarsi l'ingrossamento dei linfonodi del collo, l'insorgere durante la giornata di cefalea o emicrania, fitte improvvise alle tempie, tensione alla nuca, cattiva digestione, alitosi. Sintomi riferibili a patologie anche molto diverse tra loro, ma che a un'attenta analisi medico-odontoiatrica possono essere ricondotti, se è il caso specifico, a un fenomeno chiamato bruxismo: un disturbo molto diffuso caratterizzato dal fatto che durante il sonno notturno si digrignano i denti oppure, ma le due cose possono essere compresenti, si serrano le mandibole per un tempo prolungato, sia in stato di sonno che di veglia.
Digrignare i denti: segnale di aggressività trattenuta: La visita dentistica è determinante: infatti segnala un'usura eccessiva dei denti (soprattutto i molari e i premolari, le cui cuspidi appaiono consumate) rispetto all'età e dovuta a un uso improprio delle arcate dentali, e anche un indebolimento dei denti stessi, che diventano un poco mobili e talora si spostano dalla loro sede. Ma sebbene il "bruxista" tenda a sottovalutare il problema, in realtà questo va preso in seria considerazione, non solo per evitare problemi odontoiatrici ma perché le cause sono psicologiche e riguardano l'intera qualità della vita. Il bruxismo infatti esprime, in una forma del tutto involontaria, un forte stato di tensione emotiva che trattiene.
Digrignare i denti: il punto di vista psicosomatico: Da un punto di vista psicosomatico il digrignare i denti è un tentativo inconscio di scaricare un surplus di tensione psichica, una quota di ansia o aggressività che si è accumulata durante la giornata e che il soggetto tende a non esprimere. Le emozioni sono negate e vengono messe a tacere durante il giorno per poi ripresentarsi in un contesto più controllato e meno pericoloso: il sonno. Chi digrigna i denti tende a rimuginare, ha difficoltà a dire di no, preferisce reprimere la rabbia che prova per paura di esagerare o per non attivare sensi di colpa. Il serrare le mascelle è indice di aggressività trattenuta e durante la notte chi soffre di bruxismo"simula" l'attacco verso i presunti nemici.
Digrignare i denti: ecco cosa fare: 
- Occorre accorgersene. Diversi tra noi soffrono di bruxismo ma non lo sanno. Se sospetti qualcosa fai una visita odontoiatrica.
- Scegliere lo specialista giusto. L'ideale è un gnatologo, un odontoiatra specializzato in problemi di masticazione. Ti applicherà un apparecchio detto "bite", con funzioni correttive (per riposizionare la arcate) e contenitive (per rilassare la muscolatura di mandibola e collo).
- Ampliare la cura. Mettere il "bite" senza fare altro significa eliminare il principale canale di sfogo della tensione, che a quel punto rischia di sfociare in altri sintomi quali: depressione, panico, tensioni muscolari, cefalea, nervosismo. È necessario occuparsi anche del disagio psicologico che è alla base.
- Alcune sedute di psicoterapia possono bastare per comprendere gli atteggiamenti sbagliati e apprenderne di nuovi e salutari, e al contempo sfogarsi un po', togliendo così al sintomo il ruolo di primo canale di scarico. Utile anche un'attività fisica semplice e piacevole.       www.riza.it
Il mio consiglio:  Il bruxismo crea soprattutto un notevole affaticamento della muscolatura masticatoria non concedendole tempo per rilassarsi. Infatti, i muscoli della masticazione dovrebbero essere attivi per circa 1, 2 ore al giorno per masticare i cibi durante i pasti, oltre ad una minima attività durante il resto del giorno per parlare e deglutire. Per il resto dovrebbero aver modo di riposare. Se invece una persona soffre di bruxismo, i muscoli vengono attivati continuamente, soprattutto durante la notte, quando dovrebbero riposare, e, come qualsiasi altro muscolo del corpo, si affaticano e diventano dolenti. Questo affaticamento si può estendere anche ai muscoli del collo e delle spalle, dando origine a forme di mal di testa soprattutto al risveglio. Le forze che si sviluppano negli episodi di bruxismo si scaricano anche sulle articolazioni temporomandibolari, che si possono infiammare e diventare dolenti. Oppure possono andare incontro a dislocazioni del disco articolare con conseguenti disfunzioni come schiocchi articolari nei movimenti di apertura e chiusura della bocca, deviazioni o limitazione dell’apertura della bocca.
Con la riflessologia plantare chi "bruxa" ottiene buoni risultati. E' fondamentale rilassare la muscolatura  e lavorare sui punti riflessi di reni, fegato, dei denti, del processo mastoideo, del tessuto di supporto dei denti (l’osso dei mascellari e le gengive), dei muscoli della masticazione e le articolazioni temporomandibolari e su altri punti, valutabili caso per caso.
Molto utile massaggiarsi da soli il viso sui punti dolenti di mandibola. Spalancando la bocca mettere le dita nelle fossette che si formano sugli zigomi. Ognuno troverà il suo punto dolente e lo massaggerà più volte al giorno.

BRUXISMO O DIGRIGNAMENTO DEI DENTI
(Seconda parte)

A cura del Dott. Emma Castagnari (medico-chirurgo odontostomatologo).
http://www.procaduceo.org/it_schede/bruxismo2.htm
Sommario


Ricordiamo che le informazioni fornite sono ad esclusivo scopo informativo e non sostituiscono il medico a cui bisogna rivolgersi per i problemi relativi alla salute.


Definizione up.jpg

La parola sta ad indicare una "parafunzione", cioè una funzione muscolare senza scopo; infatti non è finalizzata, ma addirittura nociva.
Consiste in uno sfregamento dei denti di un'arcata contro i denti dell'altra: si presenta per lo più di notte, ma può essere presente anche durante il giorno: il digrignamento si riscontra anche nei bambini.

Causa e caratteristiche up.jpg

Si attribuisce la causa a stress, che può essere riconosciuto in un problema psicologico: lo stressor determinante è rappresentato da situazioni che il paziente non riesce a gestire o ad accettare.
Si rappresenta il bruxista prigioniero in una gabbia da cui cerca di uscire, allargando le sbarre, senza riuscirci. Molteplici sono le situazioni causa dell'insorgenza del fenomeno: il burn-out, il mobbing, il disagio sociale....in pratica una malattia dell'anima.
Sono soggetti che possono trovare sfogo in situazioni che determinano ancora di più fenomeni di sussidiarietà come il tabagismo, l'alcolismo, la droga.
Nei bambini può essere dovuta alla presenza di ossiuri; comunque anche nel bambino bisogna ricercare la causa: un nuovo nato, la scuola, genitori troppo rigidi o troppo apprensivi, timidezza o eccesso di competitività...
Il danno è a carico di tutti gli elementi dentarii che si usurano ed in stadi avanzati assomigliano ai denti dei ruminanti:
  • i molari ed i premolari perdono la cuspidatura e possono presentarsi con una concavità a scodella,
  • i canini perdono la caratteristica forma a lancia per assumere quella a zappa.
  • gli incisivi superiori presentano faccette di usura nella faccia palatina e quelli inferiori sono corti e scheggiati,
  • compaiono sensibilità alle temperature, ai cibi acidi, zuccherini...
  • la normale altezza del morso si riduce per trasformarsi in "morso profondo", morsus tectus,
  • l'articolazione temporo-mandibolare presenta usura dei capi articolari (condilo e cavità glenoide che lo accoglie) e distrazione del menisco.
Naturalmente tutto questo si ripercuote sulla colonna vertebrale (cervicale, toracica, lombare) e sui fasci muscolari con mialgie, rigidità, specie al risveglio, nevralgie facciali per interessamento del trigemino, acufeni, vertigini, ecc.
Ne soffrono anche le articolazioni dell'anca e dulcis in fundo, i piedi.

Suggerimenti terapeutici up.jpg

La terapia deve essere mista allopatica:
  • bite, eventuale ortodonzia, e quindi protesi per ristabilire l'altezza adeguata del morso.
  • altre terapie cosidette complementari o non convenzionali sono di grande aiuto: fiori di Bach, craniosacrale, posturologia, kinesiologia (aggiungo Riflessologia plantare - Lux).
È una sindrome complessa, ma con pochi accorgimenti e collaborazione del paziente, curabile con buoni risultati. Dalla mia esperienza un altro piccolo semplice accorgimento, utile a tutti noi, è il cuscino personalizzato:
  • se abbiamo l'abitudine di dormire su un fianco il cuscino deve avere lo spessore della spalla, misurata dalla base del collo aggiungendo un pò di imbottitura in più perchè il peso della testa tende a schiacciarlo e la testa deve essere ben sostenuta, allineata alla colonna vertebrale,
  • se la posizione è supina il cuscino sia basso,
  • la posizione prona è la più deleteria perchè sposta la mandibola, forza la colonna cervicale.
Teniamo presente che dormiamo circa otto ore su ventiquattro e una cattiva postura fa sì che il sonno non sia ristoratore.

e ancora...

Sanihelp.it - Usare la mente per controllare il corpo. Non è fantascienza, ma il principio su cui si fonda il biofeedback, un tipo di medicina complementare alternativa conosciuto anche come terapia mente-corpo.
Utilizzando le tecniche di biofeedback, è possibile imparare, con l’aiuto di uno specialista, a controllare alcune risposte involontarie del corpo, legate all’attività cerebrale, alla pressione sanguigna, alla tensione muscolare e al battito cardiaco.
In particolare, il biofeedback risulta utile come terapia coadiuvante di circa 150 patologie, tra cui: 
Asma
Sindrome di Raynaud
Sindrome da colon irritabile
Nausea e vomito in chemioterapia
Incontinenza
Emicrania
Aritmie cardiache
Ipertensione
Epilessia

Ma in cosa consiste esattamente una sessione di biofeedback? Una seduta media dura dai 30 ai 60 minuti, e viene effettuata in cliniche e centri specializzati.
Il terapista applica sensori elettrici a diverse parti del corpo, per monitorare la risposta fisiologica allo stress (per esempio, il grado di tensione muscolare durante un attacco di emicrania).
Questi impulsi, trasmessi tramite segnali sonori o luminosi, permettono al paziente di iniziare ariconoscere le proprie risposte corporee e ad associarle a determinati stati fisici.
Il passaggio successivo è quello di imparare a generare cambiamenti positivi, per esempio rilassando gradualmente i muscoli che risultano maggiormente coinvolti nella risposta allo stress.
Una volta appresa questa tecnica, è possibile riprodurla anche a casa, ogni volta che il dolore si ripresenta, migliorando significativamente la sensazione di benessere.
Gli strumenti e le tecniche utilizzati dal terapista per individuare le reazioni corporee agli stati fisici sono numerosi, e la scelta dipende dal tipo di disturbo e dagli obiettivi che si desidera raggiungere.
L’elettromiogramma (EMG), per esempio, è utilizzato per i disturbi legati alla testa, dall’emicrania al mal di denti al bruxismo, ma anche per problemi di stress, asma e ulcere.
Il biofeedback della temperatura, invece, può essere d’aiuto per I disturbi circolatori come la sindrome di Raynaud, mentre il Galvanic skin response training, che misura il grado di traspirazione della pelle, è utile in caso di disturbi emozionali quali ansia e fobie.
L’elettroencefalogrammma (EEG), infine, viene utilizzato per valutare l’attività cerebrale collegata a differenti stati mentali, quail calma, rilassamento, sonno leggero e sonno profondo.
Negli Stati Uniti, dove il biofeedback ha avuto origine intorno al 1960, questa tecnica è utilizzata correntemente a livello terapeutico, e la sua applicazione è regolamentata e certificata dalBiofeedback Certification Institute of America (BCIA).
Nel nostro Paese, invece, il biofeedback risulta ancora utilizzato prevalentemente nel campo della psicologia e della ricerca, ma in futuro potrebbe giocare un ruolo importante come terapia secondaria di patologie a diffusione sempre più rapida e massiccia, come l’asma e l’emicrania, e nei trattamenti oncologici. 

ultimo, ma non ultimo...
Testo tratto dal sito: http://www2.xagena.it
Vorrei sapere se esiste una tipologia di parassitosi intestinale che sfugge all'esame parassitologico delle feci. Ho un bambino di 4 anni che per 8 notti ha avuto forti dolori addominali che iniziavano verso l'una e fino al mattino non passavano.
Di giorno stava benissimo. Visitato da due pediatri e da un chirurgo pediatrico il bambino non presentava alcun sintomo particolare. Al nono giorno uno dei due pediatri mi ha prescritto lo Zentel. Dopo un'unica somministrazione è passato tutto. L'esame parassitologico iniziato prima della somministrazione del medicinale ha dato però esito negativo.
Risposta
Quasi tutti gli agenti responsabili delle parassitosi intestinali diffuse nella nostra area geografica possono essere evidenziati nelle feci come tali o sottoforma di uova o larve. Purtroppo però la loro identificazione non è sempre agevole.
I campioni di feci su cui eseguire le indagini dovrebbero essere almeno tre e raccolti in giorni differenti perché molti parassiti vengono eliminati periodicamente dall'intestino e non ad ogni evacuazione. Le feci dovrebbero essere inviate al laboratorio analisi immediatamente dopo la raccolta. Se questo non è possibile i campioni dovrebbero essere conservati in alcool polivinilico. Inoltre l'esame microscopico delle feci può essere eseguito con varie metodiche, e non tutte sono ugualmente efficaci per identificare un dato tipo di parassita.
Esiste poi una parassitosi intestinale, diffusa tra i bambini, e chiamata Ossuriasi, nella quale conviene ricercare le uova dei parassiti non nelle feci, ma tramite lo Scotch-test, ovvero l'applicazione di striscioline adesive nella regione perianale. Questa tecnica può essere utilizzata anche per la Teniasi.
(Giuseppe Trisolino, Policlinico S. Orsola, Bologna).

Non è facile scoprire i parassiti intestinali up.jpg

Ho lavorato in Africa ed ho avuto modo di vedere l'approccio seguito per scoprire i parassiti intestinali ed ho capito perché non è facile riscontrarli. Nell'ospedale in cui ho lavorato, il paziente in cui si sospettava una parassitosi intestinale veniva purgato e quindi rimaneva in ospedale fintanto che subentrava l'evacuazione. L'esame per la parassitosi veniva eseguito subito, a feci ancora calde, perché se si fosse aspettato qualche tempo le uova si sarebbero sciolte.
(Dott. Emma Castagnari).

Attenzione ai seguenti sintomi up.jpg

Digrignazione dei denti, specie durante il sonno, anemia, allergie alla pelle, costipazione, diarrea, dolori a muscoli e giunture, fatica cronica, granulomi, insonnia, nervosismo, sistema immunitario debole, dolori cronici senza altre cause.

Un brano di Hulda Clarck (3) up.jpg

"L'uomo è gravemente infestato da parassiti tra cui i trematodi che alla presenza di solventi, quali l'alcool isopropilico - il benzene - il metanolo - lo xilene - il toluene e altri, possono completare il loro ciclo vitale nell'interno del corpo umano. Questi parassiti adulti producono l'orto-fosfo-tirosina che è lo stimolante mitotico che instaura il processo canceroso nel corpo umano.
Eliminando questi parassiti, i vari solventi e quegli elementi che li producono, si può eliminare il cancro. Sembra molto semplicistico, specialmente se si conoscono i retroscena, gli studi e le terapie molto complicate e diversificate applicate dalla medicina ufficiale."
Ancora una volta, come nel caso delle intolleranze, nel riconoscimento troviamo un valido strumento nella bioelettronica, particolarmente con il sistema EAV*e le macchine derivate dagli studi della dottoressa Clarck.
Nota: un esame fatto con la B.P.H.D.* è in grado di rilevare la presenza di parassiti intestinali e di scegliere il rimedio più appropriato.

Classificazione dei parassiti intestinali (4) up.jpg

Ascaridi (ascaride lumbricoides).
Sono cilindrici, lunghi da 15 a 25 mm e spessi 1/2 mm.
Ossiuri (oxiuris vermicularis).
Sono piatti, biancastri e lunghi fino a 1 cm e mezzo.
Anchilostoma duodenale (strongylus duodenalis).
È lungo da 6 a 18 mm. vive nel duodeno e generalmente colpisce i minatori.
Tenia (verme solitario).
È un parassita intestinale nastriforme ed è il parassita intestinale più comune.
Lamblia o Giarda.
È un parassita che infesta l'intestino tenue ed il colon. Forma delle cisti molto resistenti che provocano il diffondersi della malattia. È frequente nei paesi caldi. Nei bambini si manifesta con mancanza di appetito, dolori intestinali e diarrea con recrudescenze autunnali. Negli adulti i disturbi sono: dolori addominali, disturbi digestivi, nausea, diarrea, cefalea, dolore nella zona della cistifellea, febbre e disturbi cardiaci. Si cura con preparati antimalarici.
Lieviti, Muffe e Funghi.
Sono una forma evoluta di funghi ascomiceti, ovvero a riproduzione sessuata. Ve ne sono di due tipi:
  • 1. Superiore: si trovano nei boschi ed alcuni sono anche buoni da mangiare, ad esempio i tartufi.
  • 2. Microscopici: sono i Lieviti (che provocano il mughetto ed alcune dermatosi), i Gimnoaschi (dei quali fanno parte le tigne) ed i Carposporei, che comprendono alcune muffe (penicillium, aspergillus), la Candida di cui la più frequente è la Candida albicantis (da cui deriva la Candidosi). Questi lieviti sono generati dalle mucose quando il pH non è quello giusto o vi è uno squilibrio della flora (per esempio dopo una cura con antibiotici).
    La Candida si manifesta in molti modi tra cui i più frequenti interessano: mucose interne, pelle, unghie, apparato locomotore, digerente, polmonare, urinario, genitale e cardiaco. A volte si manifesta con una setticemia (malattia dovuta ai germi che si sono diffusi anche nel sangue) difficile da curare.

Dannosità (4) up.jpg

Mi sono imbattuta per la prima volta in questi strani esserini durante una seduta di colonterapia. Certo, all'Università li avevo studiati, ma sembravano appartenere più che altro al Terzo Mondo, dove facevano cose da matti e rimanevano tra i problemi più grossi da risolvere in campo sanitario (...).
Sono andata a a fare una visita presso un laboratorio di analisi specializzata in parassitologia e qui mi hanno fatto vedere decine di campioni prelevati con i più disparati parassiti.
Altro che problema medievale, siamo ridotti proprio male! I parassiti sembrano infestare un'alta percentuale della popolazione, e il brutto che nessuno pensa più ai vermi come ad una possibile causa di problema di salute nella nostra supercivilizzata società! A questo punto la convinzione che molti coliti, stitichezze, dolori intestinali non siano altro che parassitosi ha cominciato a farsi strada nella mia mente.
Ma i parassiti non danno sempre e solo problemi intestinali: anche la depressione, le turbe mentali, le asme, le epatiti, le dermatiti e chissà cos'altro possono essere provocate da queste insidiose (...). Sembra infatti che le sostanze emesse dai parassiti si combinino con dei veleni che abitualmente introduciamo nel corpo, come i conservanti alimentari, o altri composti chimici considerati innocui dalla scienza moderna. Il risultato sono dei nuovi composti molto irritanti a livello cellulare (...).

Sembra impossibile ma... up.jpg

Attualmente, sembra impossibile, vi sono bambini e adulti affetti da parassiti intestinali, solitamente gli ascaridi. Nei bambini il fenomeno si manifesta con volto pallido, occhi profondi e il digrignare i denti nella notte.
Abbiamo visto anche dei casi di epilessia perfettamente risolti dopo aver eliminato i parassiti intestinali.
Attenzione: Ricordate che i parassiti sono molto contagiosi, perciò controllate tutta la famiglia e gli eventuali animali domestici, specialmente i cani!

Una pagina dal sito www.eurosalus.it up.jpg

Le nostre nonne, espressione talvolta di una saggia medicina popolare, di fronte ad un bambino che continuava a ammalarsi e aveva problemi allergici o asmatici, dicevano che "aveva i vermi" e proponevano terapie naturali diverse in relazione alle diverse regioni di provenienza. Collane d'aglio o infuso di assenzio o olio di timo, aiutavano spesso la guarigione. Non erano pazze, e alcuni recentissimi lavori sembrano invece dare loro una grande ragione. I parassiti intestinali, quelli che la gente chiama "i vermi", sono un forte problema emergente.
È difficile identificarli, e il sospetto della loro presenza nasce solo a medici che conoscono l'importanza della relazione tra intestino e infiammazione dell'intero organismo. Gran parte delle patologie croniche che affliggono oggi la popolazione mondiale sono di tipo infiammatorio cronico. Un intestino infiammato determina la diffusione di fenomeni infiammatori anche in settori distanti. E non dipende solo dalla esistenza di intolleranze alimentari. Alcuni recentissimi lavori scientifici hanno identificato ad esempio una reazione crociata tra la infestione da Anisakis e la reazione agli acari.
In pratica significa che un bambino o un adulto non allergici alle polveri, quando vengono infestati dai parassiti intestinali, possono diventare allergici. Un gruppo di studio del Karolinska Institutet di Stoccolma (Allergy 2001 ju1:56; 660-666) ha stabilito che le persone (numerose) infestate da un particolare verme intestinale (che si chiama appunto Anisakis simplex) sviluppano frequentemente una allergia crociata a molti degli acari presenti nell'ambiente domestico e di lavoro.
Facciamo un esempio pratico: un ragazzo o un adulto che ha passato le vacanze in campeggio, e ricorda di avere avuto qualche disturbo intestinale (fatto frequentissimo), e all'inizio dell'inverno presenta rinite, o asma, potrebbe avere i "vermi" nella pancia anzichè una forma allergica originaria . La forma allergica insomma, potrebbe esprimere una difesa dell'organismo, e non un suo difetto, e la terapia non dovrebbe basarsi sul trattamento cortisonico o antistaminico, ma sulla ripulizia intestinale.
Un altro importante lavoro effettuato da ricercatori spagnoli (Journal of Allergy and Clinical Immunology 2000 (jan; 105:178-181.) ha potuto evidenziare che spesso le reazioni allergicheagli alimenti sono in realtà dovute non ad una reazione verso il cibo, ma alla presenzadel parassita intestinale, che accentua i meccanismi di risposta infiammatoria, e determina reazioni in tutto e per tutto simili a quelle delle allergie o delle intolleranze alimentari.
Ancora di più quindi si evidenzia lo strettissimo rapporto tra la crescente ipersensibilità esistente nella popolazione e le condizioni intestinali. Ciò che mangiamo, e le condizioni del nostro intestino possono essere la causa delle nostre malattie infiammatorie cui talora non ci sembra di riuscire a rispondere.

PROPOSTE TERAPEUTICHE

Quanto proposto è ad esclusivo scopo informativo e non sostituisce il medico a cui bisogna rivolgersi per i problemi relativi alla salute.

Come eliminare i parassiti up.jpg

Per combattere i parassiti intestinali è necessario ridurre al massimo di tre pasti alla settimana i prodotti che creano putrefazione (latticini, uova, pollo, pesce, salumi, insaccati, carne rossa, ecc.) e aumentare l'utilizzo di verdura, frutta fresca e qualche cereale. Il pollame è preferibile alla carne rossa e i formaggi di capra e pecora sono molto migliori di quelli di vacca.
Suggeriamo caldamente di seguire le Direttive alimentari
Rimedi farmaceutici (da valutare singolarmente!)
Per l'eliminazione dei parassiti valutare il Combantrin ed il Vermox da 100mg. Solitamente il Vermox è adatto agli adulti e il Combantrin ai bambini sopra i 8 anni.
Per gli adulti è valida una cura con una pasticca di Vermox da 100mg seguita da un'altra pasticca dopo 4 giorni da assumersi durante un pasto (la prima elimina i parassiti, ma non le uova, la seconda elimina le uova che nel frattempo si sono schiuse). La cura completa comporta due pasticche distanti 4 giorni una dall'altra e non di più!
Nei casi in cui dovete trattare un bimbo piccolo o un organismo debilitato, al posto dei prodotti citati (che sono un veleno a tutti gli effetti), è meglio ricorrere alle Gocce del Dr. Reckeweg n. 56, che rinforzano le difese dell'organismo contro i parassiti. Sopra i 6 anni dare 15 gocce tre volte al giorno. Sopra i tre anni 10 gocce, e sotto i tre anni 5 gocce, sempre tre volte al giorno in poca acqua.
Per il ripristino della flora intestinale valutare una fialetta di Lactofluorene (fermenti lattici) mezz'ora prima di pranzo e cena.

Riferimenti Bibliografici up.jpg

  • 1. Pierre Oudinot, Tutto quello che dovete sapere sul cibo, p. 155.
    SIAD Edizioni, Milano (1982).
  • 2. Tratto dal sito: www.lauraquinti.net/Principale/parassitosi.htm
  • 3. Tratto dal volume Il cancro prevenzione e cura, di Huld Clark.
    Edizioni Aiep.
  • 4. Articolo di Alessandra Previdi, tratto dal sito: www.supernatura.it

Siti interessanti up.jpg


Per approfondimento up.jpg

  • Dott. Lorenzo Bracco, Di piatto in piatto.
    Tel. 011-668.8992. Sito: www.lorenzobracco.it
  • Huld Regehr Clark, Il cancro, prevenzione cura.
    Edizioni Aiep.
  • Huld Regehr Clark, La cura di tutte le malattie.
    Macro Edizioni, Cesena (FO). Tel 0541.344820.
  • Claudio Viacava, Patologie Occulte La causa del cancro e di altre malattie alla luce di nuove scoperte scientifiche.
    Macro Edizioni, Cesena (FO). Tel 0541.344820.


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